domenica 29 novembre 2009

La finestra sul mare proiettato alla manifestazione Epiù


Sabato 6 dicembre - Ore 17.00
Tra cinema e realtà
Film “La finestra sul mare”
Regia di Mauro Cerminara
Il primo film italiano sull’eutanasia
(Premi “Il Cinebook Film Festival” - “Cortomaediterraneo”
“Il Ciak di Calabria al Mendicino in corto”)
Dibattito
Mauro Cerminara - Regista
Prof. Antonio Colantuoni - Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di
Neuroscienze
Don Luigi Merola - Scrittore, Presidente Fondazione ‘A voce d’è creature
Dott.ssa Simonetta Rotili - Giudice
Avv. Graziella Gaudiello - Vice Segretario Provinciale PD
Modera
Maria Tangredi - Giornalista, Vice Direttore Erald
Saluti
Francesco Cocca - Sindaco di San Marco dei Cavoti
Rosa Leone - Giornalista, Direttore Responsabile Erald

sabato 2 maggio 2009

Articolo tratto da L'arena.it

Film, la voglia di vivere il desiderio di cedere
AL CINEMA. DA «LE INVASIONI BARBARICHE» ALL’ANNUNCIATO «MARIANGELA» DI PLACIDO

11/02/2009 e-mail print A «Lo scafandro e la farfalla»I temi dell'eutanasia e del suo rifiuto sono stati più volte oggetto-soggetto di film. Tra i più recenti, ricordiamo «Le invasioni barbariche» del regista canadese Denys Arcand che tocca il tema dell'eutanasia per affermare la perdita di punti di riferimento, anche morali, dopo i tragici eventi dell'attentato terroristico in America dell'11 settembre 2001. «Mare dentro» del 2004 diretto dallo spagnolo Alejandro Amenábar e interpretato da uno straordinario Javier Bardem affronta il tema dell'eutanasia prendendo spunto da una storia vera mentre «Million dollar baby», datato pure 2004, diretto e interpretato da Clint Eastwood, tratta, tra l'altro, il tema dell'eutanasia attiva
Nel 2006 Alfonso Cuarón, ne «I figli degli uomini», ipotizza un futuro in cui la società è al collasso e lo Stato fornisce gratuitamente Quietus, il kit per l'eutanasia fai da te. Particolarmente toccante è poi «Lo scafandro e la farfalla» di Julian Schnabel, tratto dal libro autobiografico del giornalista francese Jean Dominique Bauby, vittima della «locked-in syndrome» che, dopo aver stabilito con una logopedista un sistema di comunicazione attraverso il battito di una palpebra, racconta la sua vicenda e l'insaziabile voglia di vivere.
Il primo film italiano sull'eutanasia, datato 2008, si intitola «La finestra sul mare». La storia nata da un idea di Mauro Cerminara, narra la vicenda di Alex, giovane calciatore di talento, la cui vita viene sconvolta da un incidente automobilistico, che lo costringe immobile a letto spezzando tutti i suoi sogni. Si intitola invece provvisoriamente «Mariangela», il film che Michele Placido girerà sul tema. Protagonista è Mariangela Melato nel ruolo di una madre di due figlie che vive il segreto della malattia e che non sa come porre fine alle proprie sofferenze. Dice il regista: «È una provocazione che voglio lanciare».

lunedì 9 febbraio 2009

venerdì 6 febbraio 2009

La finestra sul mare a Contrometraggi 2009

Il film La finestra sul mare è stato selezionato per l'importante rassegna Contrometraggi, sabato 5 febbraio 2009 nella sala blu di Palazzo Gazzoli del comune di Terni è avvenuta la proiezione del film scritto e diretto dal regista Mauro Cerminara e prodotto da Dreamwork Italia In una nota i produttori Mauro cerminara e Francesco garasto hanno detto: Siamo molto soddisfatti che il film sia stato selezionato per una manifestazione così importante, ci tenevamo particolarmente proprio per la non competitività, così il pubblico può vedere il film senza condizionamenti per espreimere voti o condizionamenti da giurie.

Prigionieri nel proprio corpo,un piccolo film che parla di Eutanasia



Il mensile Social News intervista Mauro Cerminara autore e
regista de La finestra sul mare

Intervista a Mauro Cerminara dal mensile Social News

Prigionieri nel proprio corpo,un piccolo film che parla di Eutanasia
di Mauro Cerminara



Ho spesso sentito parlare di eutanasia, il più delle volte, come la maggior parte delle persone, non mi soffermavo più di tanto a seguire l’argomento, forse perché la cosa non mi colpiva particolarmente, o forse perché quando si parla di “certe cose” è meglio non prendere posizione.
Nel 2005 i media diedero spazio al caso di Terry Schiavo e la questione mi fece riflettere, iniziai ad interessarmi marginalmente della cosa, finché, non appresi la notizia che in Belgio, in alcune farmacie si poteva acquistare un kit per la dolce morte, la cosa mi incuriosì e iniziai a fare alcune ricerche. Venni a conoscenza del caso di Ramon Sampedro e della sua lotta, e iniziai ad interessarmi sempre più dell’argomento.
Nei mesi seguenti, la scelta di Luca Coscioni di rifiutare le cure per non dover dipendere da una macchina, e il clamore suscitato dalla sua decisione mi fecero capire quanto coraggio ci vuole per poter vivere con dignità la propria vita, cosi iniziai a pensare di fare un film sull’ argomento. Però c’era un problema: girare un film che parla di eutanasia in Italia era possibile? Mi feci questa domanda e dopo qualche momento di riflessione abbandonai la mia idea.
Un giorno però vidi in tv una persona coraggiosa il cui nome era Piergiorgio Welby, vidi la sofferenza nel suo volto e nelle sue parole, ma vidi soprattutto il coraggio di un uomo e delle sue idee, che si batteva con tutte le sue forze per il riconoscimento legale del diritto al rifiuto dell'accanimento terapeutico in Italia e per il diritto all'eutanasia.
Seguendo la sua vicenda mi venne l’idea di raccontare una storia che potesse far capire quale sentimento spinge una persona a pensare di rinunciare alla propria vita, e dei conflitti interiori che lo spingono verso questo gesto.
Iniziai così a scrivere la vicenda di ALEX, giovane calciatore di talento, la cui vita viene sconvolta da un incidente automobilistico, che lo costringe immobile a letto spezzando tutti i suoi sogni, che passa le sue giornate a guardare il mare dalla finestra della sua stanza, e si sente prigioniero del suo corpo. Così, Alex un giorno prende una decisione, registra la sua voce su un disco, e la invia ad una radio spiegando il perché del suo gesto.
Ultimata la sceneggiatura del film, vissi una vicenda simile che colpì una persona a me cara, e fu ancora più forte il desiderio di portare avanti questo progetto.
Perché ho scelto di parlare di un tema così importante? Ho scelto di parlare dell'eutanasia, perché personalmente credo che un individuo cosciente della propria condizione, debba avere il diritto di decidere cosa sia più giusto per se, indipendentemente dal parere politico o religioso. Con questo non ho la presunzione di affermare che con il mio film cambierà qualcosa, oppure che aprirà il dibattito sull’argomento, quello che mi auguro è che tutte le persone che lo vedranno capiscano la condizione di chi soffre e chiede che si faccia qualcosa. A prescindere dall'etica che possiamo mettere da parte, non ho fatto altro che raccontare una storia il cui protagonista opera una scelta, e si vede costretto, vista la mancanza di una legge adeguata, a compiere un gesto eclatante pur di avere la possibilità di essere ascoltato. Nella mia opera, non ci sono attacchi nè politici nè religiosi, ma ci sono invece discussioni di persone favorevoli e contrarie all’eutanasia, tant’ è che si dà voce ad entrambi gli aspetti della questione. Realizzando questo film ho semplicemente espresso il mio punto di vista ,che sicuramente, può o non può essere condiviso.
La realizzazione di “La finestra sul mare” però non è stata facile, anzi è stata difficilissima, soprattutto quando ci siamo resi conto dello scarso interesse delle istituzioni sia pubbliche che private, ad aiutarci nella realizzazione di un film che mostra una problematica sociale attuale, vedendoci negare ogni sorta richiesta.
Ho pensato molte volte di abbandonare sconfortato anche dalle parole di un noto esponente del nostro cinema che mi disse: “Lascia stare perché non te lo faranno fare mai ”, ma piuttosto che lasciar perdere ho preferito non mollare e proseguire in quell’ ideale in cui credo, seguendo l’esempio di quelle persone cosi speciali che mi avevano ispirato, aiutato dal fatto che proprio in quei giorni un’atra persona speciale, Giovanni Nuvoli, stava lottando per il suo diritto alla scelta di porre fine alla sua vita con dignità.
E così senza nessun finanziamento con il solo sostegno morale dell’ Associazione Luca Coscioni che ha patrocinato l’opera, abbiamo iniziato a girare questo film.
L’esperienza di realizzare questo film mi ha dato la possibilità di entrare nel profondo dell’animo di chi soffre per colpa di malattie o a causa di incidenti che li costringono a vivere una sorta di prigionia. Già... prigionieri, è proprio questa la frase che ho sentito più spesso dalle persone che sono andato a trovare e che vedevo soffrire, non tanto per la loro condizione, ma piuttosto del fatto che per loro non esiste il diritto a vivere dignitosamente, nel momento in cui raccontavo loro del mio film vedevo come la cosa gli facesse piacere e mi spingevano a insistere di portare a termine il progetto, perché finalmente, qualcuno facendo una cosa quasi insignificante, cercava di portare all’attenzione di tanti questo problema.
Io stesso, proprio qualche giorno prima di girare le prime scene, ho voluto provare a vivere immobile per qualche ora, giusto per rendermi conto di come può essere la tua vita, quando dipendi completamente dagli altri.
Quando ero immobile in un letto per fare le prove, ho capito davvero cosa si può provare quando si è privati di fare anche il più elementare dei gesti, quando si dipende totalmente dagli altri, quando ti rendi conto che la tua sofferenza è doppia, perchè oltre a soffrire della tua condizione, soffri per la condizione che fai vivere alle persone a te care
E allora sono contento di aver lottato per questo film, e di aver usato il cinema per lanciare un messaggio, affinché una legge che tratti direttamente dell’eutanasia o del testamento biologico, venga approvata al più presto, così da essere liberi di scegliere in tutta coscienza il diritto di opporsi all'accanimento terapeutico, soprattutto spero che non si parli di questo argomento solo quando casi come quello di Welby o quello attuale di Eluana Englaro vengano portati alle cronache. Proprio a proposito di Eluana Englaro pochi giorni fa, mi hanno chiesto cosa ne pensassi, questo caso rispetto a quello di Welby o di Nuvoli che erano ammalati di una malattia neuro-degenerativa è molto diverso.
Eluana infatti è vittima di un incidente stradale e stando a quello che ho appreso dai giornali e dalla televisione non ha bisogno di una macchina per le funzioni vitali, ma utilizza un sondino nasogastrico per l’alimentazione e l’idratazione. Le sue funzioni celebrali sono praticamente inesistenti e la costringono ad uno stato vegetativo permanente. Il padre Beppino ha affermato più volte che la volontà di Eluana era quella dell’interruzione dell’accanimento terapeutico.
Io non credo di certo che un genitore voglia uccidere la propria figlia e soprattutto penso che se si batte così duramente per interrompere l’alimentazione artificiale allora è bene che si dia ascolto alle sue parole, le parole di un padre disperato che chiede soltanto di esaudire il desiderio di sua figlia.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che la sua condizione è priva di dignità. Di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente nelle mani del personale che la assiste.
Concludo con la speranza che in futuro prossimo si possa approvare una legge in materia, riguardante la possibilità giuridica di introdurre nel nostro ordinamento l'eutanasia o quantomeno il testamento biologico limitato al malato terminale nel pieno delle sue capacità intellettive.
Permettetemi di ringraziare la persone che con me hanno realizzato questo film, che hanno lavorato senza percepire denaro, a volte mettendone addirittura del proprio, spinti appunto dal desiderio di vedere realizzato qualcosa in cui si crede davvero.

domenica 25 gennaio 2009

Ciak di calabria per "La finestra sul mare"



Si è conclusa il 5 Gennaio 2009 la terza edizione del festival " Mendicino in corto", anche in questa occasione "La finestra sul mare" convince pubblico e critica aggiudicandosi il ciak di Calabria.
Il riconoscimento è arrivato dopo una dura selezione, infatti al concorso sono stati presentati più di 600 films, alcuni dei quali con cast stellari composti da grossi nomi del mondo del cinema come Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli, Martina Stella, Giancarlo Giannini, Carlo Delle Piane ecc.
Soddisfatto Il regista ed autore della sceneggiatura Mauro Cerminara, e naturalmente i produttori di Dreamwork Industry Entertainment Italia,i quali hanno dichiarato alla consegna del premio, "Questo premio e un riconoscimento ulteriore per i ragazzi di Dreamwork che hanno lavorato in condizioni precarie e privi di qualsiasi fonte di finanziamento, dimostrando a tutti che per fare cinema e soprattuto per fare un film che tratta un tema così importante come quello dell'eutanasia non c'è bisogno di grosse fonti di finanziamento,vinto un premio in un importante festival come Mendicino in corto, confrontandoci anche con film prodotti da grosse case di produzione italiane ha ancora più valore.
Per questo vogliamo ringraziare ricordando i nomi dei tecnici della troupe che con l'autofinanziamento hanno fatto si che questo film venisse prodotto, pertanto vogliamo ringraziare Giuseppe Iacobino, Rocco Santoro, Nicola Rovitoe Domenico Liguori e gli Imprenditori Cataldo Carrozza di Rossano e Domenico Carlino di Pietrapaola che ci hanno sostenuto.
Naturalmente non ci dimentichiamo di Eugenio Piovosa della Genius management che ci ha fornito un cast eccezzionale.
I due produttori Mauro cerminara e Francesco Garasto hanno poi aggiunto che Il percorso de "La finestra sul mare" continuerà attraverso i più importanti festival nazionali e internazionali per tutto il 2009. Non ci resta che augurare a questo film di ricevere ancora nunerosi premi.